domenica 20 dicembre 2009

IV domenica d'avvento

Alla vigilia del Natale la Chiesa guarda a Maria – luogo storico dell'incarnazione del Figlio di Dio – per professare la sua fede nella divinità del figlio che da lei nasce e per imparare da lei come accogliere la permanente incarnazione di Dio nella Chiesa attraverso quella disponibilità che noi chiamiamo fede. La Madonna è primizia e immagine, e quindi modello, della Chiesa. "Madre del mio Signore" la chiama Elisabetta, e ne verifica l'effettiva presenza ed efficacia nella santificazione immediata del figlio Giovanni che porta in seno. "Beata te che hai creduto" la complimenta Elisabetta, riconoscendo proprio nella sua fede la radice di una fecondità che viene tutta da Dio.
1) "MADRE DEL MIO SIGNORE" Maria a Nazaret aveva ricevuto un annuncio incredibile: avrai un figlio non da uomo ma da Spirito santo, perché sarà il Figlio di Dio. - "Come è possibile?" - C'è un segno? – Sì, "la tua parente Elisabetta nella sua vecchiaia ha concepito un figlio". E Maria corre a verificare il segno. Veramente "nulla è impossibile a Dio", anche rendere fecondo un seno sterile! Non mancherà allora di rendere feconda anche una vergine: "In Betlemme...Colei che deve partorire partorirà" (I lett.). Anzi, lo porta già con sé, come nuova Arca dell'Alleanza che contiene la Presenza santificatrice di Dio, così che "al suo saluto" Giovanni diviene "pieno di Spirito santo fin dal seno di sua madre" (Lc 1,15). E' la novità assoluta della storia. Gli uomini da sempre hanno cercato Dio. Un giorno però Dio decise Lui di incrociare le strade egli uomini, di mescolarsi alla loro vicenda, di assumerla per caricarla della sua divinità. "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati salvati" (II lett.). E' la decisione del Verbo di farsi carne per portare la redenzione - a partire da Giovanni Battista, "l'ultimo dei profeti" - a tutti "quelli che lo temono di generazione in generazione" come qui proclama Maria nel Magnificat. La Chiesa proclama Maria "theotocosì, madre di Dio; madre non solo dell'uomo Gesù o del profeta Cristo, ma del Figlio di Dio, che assumendo la natura umana da Maria ne fa una parte integrante della divinità, unica Persona del Verbo in due nature unite sostanzialmente. Quel bambino che nasce a Natale è "il Verbo che era presso Dio, che era Dio" e che nel tempo "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). Nel corpo di Maria il Dio invisibile s'è reso visibile in carne ed ossa: "In Lui - dirà san Paolo - abita la pienezza della divinità in un modo fisico" (Col 1,9).
2) "BEATA TE CHE HAI CREDUTO" Opera impensabile e gratuita di Dio è l'incarnazione; mistero nascosto da secoli e ora rivelato; ma non meno bisognoso di un consenso umano perché possa attuarsi come alleanza e comunione d'amore. L'immagine che traduce fino in fondo tutto l'ingaggio di Dio con l'uomo è quello dello SPOSALIZIO. Scrive sant'Agostino: "L'utero della Vergine fu la stanza nuziale nella quale si sono uniti lo Sposo e la sposa, il Verbo e la carne". Per questo Maria disse: "Ecco, io sono la serva del Signore". Ed Elisabetta la proclama la prima beata - "Beata te che hai creduto nell'adempimento delle parole del Signore" -, proclamando in Maria anche la prima Beatitudine, appunto quella della fede. Prima che nel suo corpo con la carne - dice sant'Ambrogio, - Maria generò Dio nel suo cuore con la fede. Questo significa riconoscere l'assoluta prevalenza dell'azione di Dio e lasciarGli libero campo per agire in noi. Maria lo riconosce bene: "Il Signore ha guardato alla pochezza della sua serva, ha fatto in me grandi cose: Santo è il suo nome". Non è merito mio, tutto ha fatto Lui, e io ben mi sono resa disponibile perché faccia di me quel che vuole. E' l'esatto opposto a volersi costruire da sé magari al di fuori e contro il disegno di Dio; nel che consiste propriamente il peccato, di Adamo e nostro. E la nostra infecondità e fallimento. Quando, come Maria, uno mette tutto il suo essere nella mani di Dio, ne diviene strumento per le sue grandi cose. E, come è avvenuto per Pietro, da una povera pesca spesso fallimentare, si passa alla abbondante pescagione, e di uomini! Con un salto cioè di qualità nella fecondità della vita. Un giorno Gesù disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21). Sant'Agostino dice che Maria fu più grande per essere stata discepola di Gesù che non sua madre. Se la fecondità divina viene dalla fede, è qualcosa che è possibile anche a noi. La Chiesa e ognuno di noi siamo chiamati ad avere una docilità piena allo Spirito se si vuole che l'incarnazione iniziata in Maria si prolunghi nel tempo in noi e attraverso noi nel mondo di oggi. Maria, trovata tutta disponibile a Dio, fu resa feconda per l'azione dello Spirito. Da vergine a madre per la fede e lo Spirito. E' ciò che consente a che Dio s'incarni ancora.

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