domenica 31 gennaio 2010

Recupero Pastorale

...Se ci domandiamo, a questo punto, perché la gente si è allontanata dalla Santa Messa, possiamo ritenere che il motivo ne è la sua banalizzazione come risulta da quanto esposto fin qui. Manca anche il senso di Dio (la fede), il senso del peccato (il pentimento), il senso della redenzione (la ricerca della grazia); per colpa anche di una predicazione monca, difettosa, a volte da "falsi profeti" che addormentano le coscienze, tentando di parlare solo "al positivo", solo di feste, gioia, risurrezione, trascurando la realtà del peccato, la necessità della redenzione, il rinnovamento del sacrificio della croce sull'altare. Non si insiste più abbastanza sull'obbligo della santa messa (vedi invece il can. 1247 CIC), né sulle disposizioni necessarie per parteciparvi (cfr. CCC 1387). C'è un grande rilassamento nella morale cristiana e nelle celebrazioni liturgiche. Le chiese sono diventate spesso musei, pinacoteche, sale da concerto. Le modalità con cui vengono celebrati i sacramenti, in particolare i matrimoni, ne degradano la sacralità. C'è poco silenzio e raccoglimento nelle chiese, anche durante o prima o dopo la santa messa.
In tutto ciò prevale lo spirito dei tempi che è uno spirito antropocentrico: al centro di tutto è posto l'uomo, la "comunità".
La messa tridentina, invece, favorisce il ricupero del senso di Dio, del sacro, tributando il retto culto a Dio e arricchendo lo spirito umano di grazia divina, di bellezza, quindi di felicità...
Tratto dalla spiegazione della S. Messa Tridentina di don Ivo Cisar

sabato 30 gennaio 2010

31 Gennaio - Dominica in Septuagesima


31 gennaio - Domenica di Settuagesima - Domínica in Septuagésima II classe - Paramenti violacei - Aspersione: Aspérges me - Messa: Circumdedérunt me gémitus mortis - Messa senza Gloria - Epistola: I Corinti, 9, 24-27; 10, 1-5 - Graduale - Tratto - Vangelo: Matteo, 20, 1-16 - Prefazio della SS. Trinità

venerdì 29 gennaio 2010

Vaticano: i vescovi contro la messa in latino

L'accusa del segretario della Commissione Ecclesia Dei, monsignor Perl: "In Italia la maggioranza dei vescovi, con poche ammirevoli eccezioni, ha posto ostacoli all’applicazione del motu proprio che prevede la possibilità di celebrare la Messa secondo il rito antico"


Città del Vaticano - Era stato il Benedetto XVI in persona a riaprire le porte al latino in Chiesa, ridando piena legittimità - e dignità - al rito tradizionale. Ma a quanto pare i risultati non sono particolarmente esaltanti. Si parla, ovviamente, in termini numerici. E quale può essere il motivo? Troppo difficile il latino? Non sembra questo il problema. "In Italia la maggioranza dei vescovi, con poche ammirevoli eccezioni, hanno posto ostacoli all’applicazione del motu proprio sulla messa in latino". E' questa la tesi del Segretario della Commissione Ecclesia Dei, monsignor Camille Perl, nel corso del convegno dal titolo: "Il motu proprio Summorum Pontificum di Sua Santità Benedetto XVI - Una ricchezza spirituale per tutta la Chiesa un anno dopo".



Com'è stato accolto il motu proprio: Perl ha fatto il quadro dell’accoglienza del motu proprio sulla messa in latino a un anno dalla sua promulgazione. Problemi in Italia dunque, ma non solo. "In Germania la Conferenza episcopale ha pubblicato una direttiva molto burocratiche che rende di difficile applicazione il motu proprio". Le richieste da parte dei fedeli provengono da un nucleo di Paesi: Francia, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti, Australia. In Francia vi sono luci e ombre. Alcuni giovani sacerdoti hanno preso l’iniziativa, ha spiegato monsignor Perl, di celebrare la messa secondo il rito di San Pio V rivisto da Giovanni XXIII senza chiedere l’autorizzazione ai vescovi. "Del resto - ha detto il Segretario di Ecclesia Dei - il Papa aveva messo nelle loro mani il messale antico. Alcuni vescovi hanno appoggiato queste iniziative, altri no"
Ovunque pochi sacerdoti: Ma il problema in Francia come in Germania è, più in generale, la scarsità dei sacerdoti: "Si accumulano sulla mia scrivania le lettere di fedeli di varie parti del mondo che reclamano l’applicazione del motu proprio. Ma bisogna tenere conto del fatto che il numero dei sacerdoti è scarso un po' ovunque. Così un prete che deve già celebrare 3 o 4 messe in un giorno non riesce ad aggiungerne un’altra".
I preti più giovani: Inoltre "bisogna tenere conto che il rito riformato da Paolo VI è in vigore da 40 anni e ci sono molti preti che non sanno celebrare la messa con il vecchio rito; senza contare che sono stati indottrinati secondo una visione precisa: cioè che la vecchia liturgia superata".

Articolo tratto da Il Giornale

sabato 23 gennaio 2010

24 Gennaio - Dominica tertia post Epiphaniam

24 gennaio - III Domenica dopo l’Epifania - Domínica tértia post Epiphaníam II classe - Paramenti verdi - Aspersione: Aspérges me - Messa: Adoráte Deum - Epistola: Romani, 12, 16-21 - Graduale - Allelúia - Vangelo: Matteo, 8, 1-13 - Prefazio della SS. Trinità

sabato 16 gennaio 2010

17 gennaio - Dominica secunda post Epiphaniam

II Domenica dopo l’Epifania - Domínica secunda post Epiphaníam II classe - Paramenti verdi - Aspersione: Aspérges me - Messa: Ómnis terra adóret te - Epistola: Romani, 12, 6-16 - Graduale - Allelúia - Vangelo: Giovanni, 2, 1-11 - Prefazio della SS. Trinità

La riforma della riforma



La crescente diffusione dell’opera di Monsignor Nicola Bux intitolata “La Riforma di Benedetto XVI”  ci offre l’occasione di uscire dall’ambito ristretto della messa in opera del Motu Proprio Summorum Pontificum per fare il punto sulla “riforma della riforma” intrapresa dal Sovrano Pontefice nel campo liturgico e sulla relazione che dovrebbe stabilirsi progressivamente fra le due forme della liturgia romana.

venerdì 15 gennaio 2010

REDEMPTORIS SACRAMENTUM





La distribuzione della santa Comunione:


[88.] I fedeli di solito ricevano la Comunione sacramentale dell’Eucaristia nella stessa Messa e al momento prescritto dal rito stesso della celebrazione, vale a dire immediatamente dopo la Comunione del Sacerdote celebrante. Spetta al Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato da altri Sacerdoti o dai Diaconi, distribuire la Comunione e la Messa non deve proseguire, se non una volta ultimata la Comunione dei fedeli. Soltanto laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il Sacerdote celebrante.

[89.] Affinché, anche"per mezzo dei segni, la Comunione appaia meglio come partecipazione al Sacrificio che si celebra", è da preferirsi che i fedeli possano riceverla con ostie consacrate nella stessa Messa.

[90.] "I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza dei Vescovi",e confermato da parte della Sede Apostolica. "Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme".

[91.] Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che"i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli". Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi.

[92.] Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca,se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.

[93.] È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra ostia o qualche suo frammento cada.

[94.] Non è consentito ai fedeli di "prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano" la sacra ostia o il sacro calice. In merito, inoltre, va rimosso l’abuso che gli sposi durante la Messa nuziale si distribuiscano in modo reciproco la santa Comunione.

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mercoledì 13 gennaio 2010

Il senso vero dell'Altare...


...Il sacerdote non si pone "contro" i fedeli, chiudendosi in un cerchio (cfr. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia³, Cinisello Balsamo, 2001, p. 76), ma sta a capo del "popolo di Dio", quale condottiero, e con esso si rivolge a Dio, verso l'oriente, verso l'altare, il quale non deve essere mai una tavola (per una specie di Cena di tipo protestante) e che non è prescritta, resa obbligatoria, anzi, la duplicità di "altari" dovuti a quelli posticci deve col tempo scomparire (cfr. doc. sulla riforma liturgica del 25 gennaio 1966: EV 2,610).Sull'altare deve essere collocato un crocifisso, perché vi si rinnova il sacrificio della croce; vi si trova, in mezzo, il tabernacolo, sede di Cristo, presente realmente sotto le specie eucaristiche e la cui presenza, prodotta dalla transustanziazione avvenuta nella consacrazione, è durevole; vi sono i candelieri con le candele per significare la presenza di Cristo, "luce del mondo" (Gv 8,12; Lc 2,32; 1,78); nella sua pietra si conservano le reliquie dei santi, nostri intercessori presso Dio (Canone romano), con i quali siamo uniti nella grande comunione dei santi e della liturgia celeste (cfr. Ap 6,9).L'altare, con il ministero del sacerdote (cfr. 1Cor 4,1), rende la Chiesa aperta verso il mistero redentivo di Cristo e verso la patria celeste (Fil 3,20), verso la quale il popolo di Dio è incamminato.
Tratto dal documento di spiegazione della S. Messa tridentina di don Ivo Cisar

martedì 12 gennaio 2010


"Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio" "Avevamo sperato di fare della Chiesa il sale della nuova civiltà e invece il sale sta perdendo il suo sapore" (Paolo VI)

lunedì 11 gennaio 2010

E' opportuno invitare le donne a portare un velo per coprirsi il capo


La donna deve portare sul capo il segno dell’autorità di Cristo sulla natura umana.

Perché S. Paolo consiglia alle donne di tenere il capo coperto durante le azioni liturgiche?

Il Codice di Diritto Canonico del 1917 prescriveva alle donne di tenere il capo coperto in Chiesa, soprattutto al momento della Santa Comunione [1]. Nel nuovo Codice non c’è traccia di questa disposizione e ormai questa antica e venerabile usanza è caduta nel dimenticatoio; eppure essa era fondata su una disposizione dello stesso Apostolo San Paolo. Ma, tra l’esegesi razionalista moderna, che tende a storicizzare tutte le disposizioni particolari (“roba d’altri tempi...”),

sabato 9 gennaio 2010

10 gennaio - Sacra Famiglia


10 gennaio - I Domenica dopo l’Epifania - Sacra Famiglia di Gesú, Maria e Giuseppe Dominica prima post Epiphaníam - Sanctae Familiae Iesu, Mariae, Ioseph II classe - Paramenti bianchi - Aspersione: Aspérges me - Messa: Exsúltat gáudio pater Iusti - Epistola: Colossesi, 3, 12-17 - Graduale - Allelúia - Vangelo: Luca, 2, 42-52 - Prefazio dell’Epifania

venerdì 8 gennaio 2010

INTRODUZIONE ALLO SPIRITO DELLA LITURGIA

Conferenza per l’Anno sacerdotale - Città del Vaticano, 6 gennaio 2010
(di Mons. Guido Marini)
...Ecco, allora, il motivo della proposta fatta a suo tempo dal card. Ratzinger e ora riaffermata nel corso del suo pontificato, di collocare il crocifisso al centro dell’altare, in modo tale che tutti, al momento della Liturgia Eucaristica, possano effettivamente guardare al Signore, orientando così la loro preghiera e il loro cuore. Ascoltiamo direttamente Benedetto XVI, che così scrive nella prefazione al I volume della Sua Opera Omnia, dedicato alla liturgia: “L’idea che sacerdote e popolo nella preghiera dovrebbero guardarsi reciprocamente è nata solo nella cristianità moderna ed è completamente estranea in quella antica. Sacerdote e popolo certamente non pregano l’uno verso l’altro, ma verso l’unico Signore. Quindi guardano nella preghiera nella stessa direzione: o verso Oriente come simbolo cosmico per il Signore che viene, o, dove questo non è possibile, verso un’immagine di Cristo nell’abside, verso una croce, o semplicemente verso il cielo, come il Signore ha fatto nella preghiera sacerdotale la sera prima della Passione (Gv 17, 1). Intanto si sta facendo strada sempre di più, fortunatamente, la proposta da me fatta alla fine del capitolo in questione della mia opera [Introduzione allo spirito della liturgia, pp.70-80]: non procedere a nuove trasformazioni, ma porre semplicemente la croce al centro dell’altare, verso la quale possano guardare insieme sacerdote e fedeli, per lasciarsi guidare in tal modo verso il Signore, che tutti insieme preghiamo”.E non si dica che l’immagine del crocifisso viene a oscurare la vista dei fedeli in rapporto al celebrante. I fedeli non devono guardare al celebrante, in quel momento liturgico! Devono guardare al Signore! Come al Signore deve poter guardare anche colui che presiede la celebrazione. La croce non impedisce la vista; anzi, le apre l’orizzonte sul mondo di Dio, la porta a contemplare il mistero, la introduce in quel Cielo da cui proviene l’unica luce capace di dare senso alla vita di questa terra. La vista, in verità, rimarrebbe oscurata, impedita se gli occhi rimanessero fissi su ciò che è solo presenza dell’uomo e opera sua...

mercoledì 6 gennaio 2010

Introito dell'Epifania

...E prostratisi lo adorarono

EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Matthæum, 2, 1-12.

Cum natus esset Iésus in Béthlehem Iuda, in diébus Heródis regis, ecce Magi ab Oriénte venérunt Ierosólymam, dicéntes: Ubi est qui natus est rex Iudæórum? Vídimus enim stellam eius in Oriénte, et vénimus adoráre eum. Áudiens áutem Heródes rex, turbátus est, et omnis Ierosólyma cum illo. Et cóngregans omnes príncipes sacerdótum, et scribas pópuli, sciscitabátur ab eis, ubi Christus nascerétur. At illi dixérunt ei: In Béthlehem Iudæ: Sic enim scriptum est per Prophétam: Et tu, Béthlehem terra Iuda, nequáquam mínima es in princípibus Iuda: ex te enim éxiet dux, qui regat pópulum meum Israël. Tunc Heródes, clam vocátis Magis, diligénter dídicit ab eis tempus stellæ, quæ appáruit eis: et míttens illos in Béthlehem, dixit: Ite, et interrogáte diligénter de púero: et cum invenéritis, renuntiáte mihi, ut et ego véniens adórem eum. Qui cum audíssent regem, abiérunt. Et ecce stella, quam víderant in Oriénte, antecedébat eos, usque dum véniens, staret supra, ubi erat puer. Vidéntes áutem stellam, gavísi sunt gáudio magno valde. Et intrántes domum, invenérunt púerum cum Maria matre eius (hic genufléctitur) et procidéntes adoravérunt eum. Et apértis thesáuris suis obtulérunt ei múnera, áurum, thus, et myrrham. Et respónso accépto in somnis, ne redírent ad Heródem per áliam viam revérsi sunt in regiónem suam. M. - Laus tibi Christe.

Al tempo del re Erode: Gesù nacque a Betlemme di Giudea. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro pæse. M. - Laus tibi Christe.

martedì 5 gennaio 2010

La farsa neocatecumenale































E' incredibile solo pensare come costoro, protestanti tendenti alla certa eresia, nominati "neocatecumenali" possano ancora considerarsi parte della Chiesa Cattolica. Assurdo è che esista il beneplacido di vescovi e sacerdoti che avallano queste indecenze. Una caduta inarrestabile verso il più profondo oblio. Preghiamo affinchè qualcuno riesca a mettere ordine e decenza, ed in particolar modo che il Sacro Rito del Sacrificio Eucaristico non venga più ridicolizzato da costoro.

domenica 3 gennaio 2010


L'Ordo Missae celebrandae et divini Officii persolvendi 2010 e' l'agenda utile a tutti coloro che vogliono accostare il rito romano antico in maniera fedele e precisa. L'opera, conforme alle disposizioni del motu proprio Summorum Pontificum, rappresenta un sussidio indispensabile per tutte le chiese e le cappelle in cui si celebra la santa Messa nella forma straordinaria del rito romano, come pure per tutti i sacerdoti e i fedeli che, in privato o in pubblico, intendono recitare il Breviario romano tradizionale. Opera in due tomi. Il primo tomo comprende: un'ampia sezione introduttiva con le istruzioni generali sulla recita del Breviario e del Martirologio e sulla celebrazione della Messa. Il secondo tomo comprende il direttorio liturgico completo per l'anno 2010, con le indicazioni precise e dettagliate giorno per giorno secondo il calendario romano universale. I due volumi sono in vendita congiuntamente. Per l'anno 2011, chi avra' gia' acquistato la parte generale, potra' acquistare la parte speciale (calendario 2011) singolarmente.

SENZA PAROLE


Inutile ogni commento!!!




L'Ecclesia Dei rafforza gli effettivi

Verrà resa nota a breve la nomina, quali membri della Pontificia Commissione Ecclesia Dei (che come si sa è l'ente vaticano che sovrintende la forma straordinaria della Liturgia e i rapporti con i tradizionalisti), di due importanti acquisti: don Almiro de Andrade, FSSP, e P. Vincenzo Nuara, o.p. (insieme nella foto, nel corso di una celebrazione solenne a Trinità dei Pellegrini: al centro P. Nuara, alla sua destra don Almiro).Don Almiro de Andrade, portoghese ma perfettamente a suo agio con la lingua italiana, è assistente del Parroco P. Kramer della parrocchia personale di Trinità dei Pellegrini e già attualmente, di fatto, "segretario del Segretario" dell'Ecclesia Dei, mons. Pozzo. Appartenente alla Fraternità S. Pietro è, a nostra conoscenza, il primo caso in cui un sacerdote appartenente ad una delle cosiddette Comunità Ecclesia Dei (ossia gli istituti tradizionali in piena comunione con Roma, che appunto dipendono dalla Pontificia Commissione eponima) viene chiamato a far parte a pieno titolo di quel dicastero.P. Vincenzo Nuara è ben noto, per almeno un triplice ordine di ragioni (tutte e tre a sua gloria): essere stato allontanato dalla sua diocesi di origine, Acireale, in odio alla Messa tridentina, ch'egli aveva preso a celebrare; per avere organizzato già per due volte il più importante convegno sul motu proprio, l'ultimo dei quali conclusosi tra l'altro con un solenne Pontificale in S. Pietro; e per avere infine portato la Messa tradizionale a Radio Maria.Ogni rafforzamento dell'Ecclesia Dei, anche e specialmente sotto il profilo delle 'risorse umane', è di per sé da salutare con molto favore; ancor più poi conoscendo le persone che entreranno a far parte della squadra. 'Le leggi son': il motu proprio Summorum Pontificum è stato una sorta di Editto di Costantino volto a far cessare le persecuzioni; un 'decreto di emancipazione' che ha voluto spezzare le catene della schiavitù in cui era tenuto il rito immemoriale. Ora occorre 'chi pon mano ad esse' e rafforzare poteri ed effettivi della Commissione Ecclesia Dei affinché il motu proprio trovi effettiva applicazione. Questo è un ottimo passo in quella direzione.
- articolo tratto dal blog messainlatino -

Vorremmo ringraziare pubblicamente i redattori dei siti: www.messainlatino.it e www.maranatha.it per il grande servizio che offrono.